di Agi Berta
1000 dentro, 100000 fuori. Ma le televisioni non hanno
trasmesso nulla sulla più grande manifestazione dopo il ’56 in Ungheria. E’ un
paradosso: ho avvisato io dall’Italia molti miei amici, alcuni dei quali pur
vivendo a Budapest e non ne sapevano niente! La tv nazionale si è
giustificata il giorno dopo quando il mondo intero trasmetteva foto, interviste
della straordinaria folla scesa in piazza, con pretesti assurdi e incredibili: abbiamo fatto tardi,
non siamo riusciti a trovare un posto buono per le riprese, cosi abbiamo
ripreso solo alcuni poliziotti e un paio di persone.
I politici che festeggiavano la nuova costituzione hanno lasciato il teatro dell’Opera dove si svolgeva
la serata di gala dall’uscita posteriore. E’ indicativa la dichiarazione del
capo dello stato, Schmitt (un ottimo sportivo, ma per il resto un perfetto
ebete, creatura di Orban), dopo la serata di gala: “Tutti gli ungheresi veri
stanno festeggiando con noi! “… e poi anche lui, è uscito dalla porta di dietro.
Questa ì l’Ungheria di oggi, quella dominata dalla destra. E
dalla sua vittoria nel 2010 che cerco di attirare l’attenzione sull’Ungheria,
purtroppo con scarsi risultati, perché le mie segnalazioni erano di ordine politico: il
rinascente nazionalismo e lo sciovinismo imperniato sull’idea di restaurazione
della “grande Ungheria” cui primo passo è stato l’estensione del diritto di
voto ai cittadini romeni, slovacchi di
etnia ungherese. Su questo terreno si è innestata la politica antirom senza nessuna voglia di
integrazione, la rinascita virulenta dell’ antisemitismo, l’uso
strumentale della destra neonazista frenata a parole, ma liberata nei fatti tanto che tutte le sue proposte sono state
accolte.
Così la nuova costituzione è basata su pilastri
che già abbiamo conosciuto nel 1933: dio patria , famiglia (la protezione del
feto dal momento del concepimento!). Non solo, ma anche sull'imbavagliamento
della stampa grazie a una legge liberticida che ha portato al licenziamento di
circa 8-900 lavoratori dei media ,prevalentemente quelli che non appoggiavano
la linea del governo. Destino peraltro riservato anche ai dipendenti degli enti statali, comunali o regionali, se
non erano d’accordo col governo: molti miei amici sono stati licenziati entro
luglio 2011. Dopo questa data hanno
dovuto frenare i licenziamenti perché c’è stata una seppur blanda reazione
sindacale collettiva. E tuttavia la paura è diffusa nel Paese, tanto che molte
persone licenziate nemmeno osavano chiedere protezione sindacale perché
temevano che non avrebbero trovato mai più un lavoro se venivano considerati “
poco affidabili, non sufficientemente servi”.
Del resto fare
opposizione anche nello stesso Parlamento è diventato difficile: nuove norme prevedono l’impossibilità di dibattito nel
caso di leggi “urgenti”. Cosi il 23 dicembre il parlamento ha emesso 17 leggi in un solo giorno, senza alcun
dibattito. E il 2 e 3 gennaio altre 7. L’opposizione è totalmente paralizzata,
e quando alcuni deputati hanno protestato, sono stati semplicemente arrestati…e
rilasciati poche ore dopo.
Ultimo atto: la chiusura del Klubradio, l’unica stazione
radiofonica libera del paese.
La situazione è tale che forse è resa meglio da una piccola
notazione personale: l'altro ieri c’era una
conferenza stampa al Parlamento dopo una tavola rotonda tra vari ministri e il
direttore della banca centrale. Ebbene al telefono avevano negato semplicemente
l’esistenza di questa conferenza cui avevano accesso solo i giornalisti delle
testate di destra che a loro volta avevano scritto articoli mielosi e lecchini,
tralasciando un solo particolare: il direttore della banca centrale aveva
lasciato la riunione dopo un’ora, incavolato nero.
E veniamo così alla crisi e alla piazza. Finché i problemi
erano di ordine politico nessuno se ne fregava. Non la UE, non i media
internazionali, tranne forse gli americani che a più riprese avevano cercato
richiamare l’Ungheria al rispetto dei valori
democratici. Invano. Come è passato sotto silenzio l’accorato appello della
Heller sul sostegno dei media.(qui il colloquio di Agi Berta con la Heller del settembre scorso) Infatti
la gente in Ungheria ignora cosa stia accadendo. Ignora: solo pochi leggono la
stampa e i pochi giornali ancora indipendenti (HTV, Nepszabadsag, 168 ora), il resto si affida ai tg, alla radio dove
perfino oggi trasmettono notizie tranqullizzanti, proclami all’unità nazionale,
e messaggi subdoli circa il sentimento anti magiaro del mondo. E la gente ci
crede.
Ma una politica autarchica, una politica miope prima o poi si fa sentire anche al livello economico ed eccoci a due declassamenti (il terzo quello di Finch è di ieri) che considerano l’Ungheria un Paese spazzatura, dove gli investimenti sono sconsigliati.
In contemporanea è iniziata un’ azione dalla base, dai sindacati, dalle associazioni civili. La grande manifestazione del 2 gennaio è il risultato di questa organizzazione svolta prevalentemente sul web. Chissà che non cominci il momento del riscatto.
Ma una politica autarchica, una politica miope prima o poi si fa sentire anche al livello economico ed eccoci a due declassamenti (il terzo quello di Finch è di ieri) che considerano l’Ungheria un Paese spazzatura, dove gli investimenti sono sconsigliati.
In contemporanea è iniziata un’ azione dalla base, dai sindacati, dalle associazioni civili. La grande manifestazione del 2 gennaio è il risultato di questa organizzazione svolta prevalentemente sul web. Chissà che non cominci il momento del riscatto.
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