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domenica 13 novembre 2011

Per Monti e valli di lacrime

di Alberto Capece Minutolo

Ci sono persone che quando non sono d'accordo con te ti invitano a leggere ad approfondire: uno sprone gradito fino a che non scopri che le letture invocate non sono altro che un coacervo di articoli di riviste più o meno interessanti e di informazioni di seconda mano, di opinioni interessate che non vengono mai confrontate con i testi originali e con le idee, le teorie di fondo sulle quali si appoggiano . E' la cultura di oggi in cui scrittore e lettore, emissario e destinatario sono complici di un bluff, consapevole o meno.

E' un problema di fronte al quale mi sono trovato di fronte proprio in questi giorni di avvento del commissario Monti e di liberazione da Berlusconi per mano della Bce. Personalmente è un periodo che vivo malissimo per la  dicotomia tra una speranza finalmente realizzata e il modo imprevedibile e negativo in cui si è realizzata. Di Monti sappiamo quasi tutto: della sua appartenenza  al cuore del pensiero neoliberista e finanziario ai suoi trascorsi europei di cerbero antitrust, forse è sfuggito solo il suo ruolo di advisor della Coca Cola: lo sappiamo a tal punto che si è verificato un singolare, demenziale e insincero scambio di ruoli tra la destra e la sinistra. La prima liberista da sempre, da sempre a tutela dei privilegi di pochi, favorevole all'evasione e alla mancanza di regole ora grida alla perdita di sovranità e all'uomo nero della finanza che ha scalzato Silvio, la seconda invece plaude all'uomo che farà esattamente ciò contro cui la sinistra si batte.

Ma chi è in realtà Monti al di là delle cose dette e stradette in questi giorni? Può darsi che le nostre impressioni siano tagliate con l'accetta e sostanzialmente sbagliate? Così ho voluto andarmi ad approfondire l'unica ricerca in campo economico per cui l'uomo è conosciuto al di là delle sue cariche accademiche e delle sue attività bancarie da una parte e dall'altra dell'atlantico. Si tratta del modello Klein Monti, che studia il comportamento di una banca in regime di monopolio, una condizione astratta e ideale come quelle che spesso gli economisti inseguono per trovare il nocciolo dei meccanismi più basilari. E' probabilmente un tipo di approccio che ha fatto il suo tempo, (questa è un' opinione personale), ma non per questo poco significativa del paradigma culturale in cui esso nasce. Tranquilli non voglio affliggervi con la matematica, peraltro facile, che il modello Klein monti comporta, né deliziarvi con considerazioni specialistiche, ma solo con la tendenza di fondo che esso esprime. Vi chiedo soltanto un po' di attenzione.

Naturalmente una sola banca senza alcuna concorrenza si trova a gestire prestiti e depositi in modo ottimale per la massimizzazione del profitto. Ora Lawrence Klein e Mario Monti suppongono che le condizioni di liquidità, il controllo professionale dei rischi e in alcuni casi la presenza di un'assicurazione contro di essi, rendano di fatto impossibile il fallimento. Dunque i clienti che depositano i loro soldi non corrono alcun rischio e perciò possono essere remunerati con interessi assai minori rispetto a quello praticato sui prestiti. A questo si aggiunge il possesso di titoli che serve come massa finanziaria per aumentare l'attivita di credito.

Da questa astrazione passiamo alla realtà che è più complicata, piena di agguati e dove i rischi esistono. Cambiano di molto le cose? In realtà no perché il modelo Klein Monti oltre a essere un'ipotesi di studio, è soprattutto un auspicio, una weltanschauug creditocentrica, un dover essere della finanza. Se è'vero infatti che la banca ideale monopolista ha probabilità nulle di fallire, anche per quella reale questa possibilità è remotissima visto che, come è accaduto in questi anni, sono gli Stati a fare da paracadute per le banche. Esse possono quindi non solo ottimizzare la differenza tra interessi sui depositi e interessi sui prestiti, ma sono anche abilitate a creare denaro per ulteriori prestiti tramite titoli che non sono altro che la scommessa di rischio sui prestiti: questo è alla fine il meccanismo perverso dei junk bond che si basa appunto sul presupoosto che nesuno lascerà davvero fallire gli istituti di credito.

La carriera di Mario Monti parte dunque dal modello della banca ideale per passare poi alla gestione di quei meccanismi di imperio della finanza che rendono "ideali" anche le banche reali, comprese quelle teoricamente fallite, ma sostenute dai soldi pubblici. Se così non fosse, se depositare i soldi in un istituto di credito costituisse un rischio tangibile allora il singolo che "presta" i soldi alla banca dovrebbe essere remunerato con interessi vicini a quelli che la banca fa a coloro cui presta denaro. E' anche per questa ragione che i governi inglese e olandese hanno indenizzato al 100% i propri cittadini rimasti coinvolti nel crack delle banche islandesi, pur essendo queste istituti del tutto privati e pur essendo i malaccorti investitori consapevoli dei rischi di mercato. La stessa cosa non sarebbe di certo accaduta se il valore di quei titoli spazzatura fosse semplicemente evaporato dentro la crisi finanziaria, senza implicare il fallimento degli istituti di credito che li avevano creati e distribuiti.

Questo meccanismo che non si applica nè alle imprese, né alle società quotate e tantomeno ai singoli non prevede tuttavia l'inverso: se la banca di fatto non fallisce grazie al prestatore di ultima istanza e cioè allo Stato o meglio ancora ai suoi cittadini che producono valore lavoro, non è così per lo Stato stesso dal quale si pretende che abbia sempre i conti in ordine non essendoci alcuno, se non altri Stati, a poter intervenire in caso di fallimento. Abbiamo insomma un modello ideale che descrive l'universo dei rapporti finanziari nel mondo liberista, la spiegazione della teoria dello stato minimo, dell'aggressione al welfare considerato come spreco e insomma la visione della società non come corpo complessivo con le sue dinamiche, ma come agglomerato statistico di singoli. Una visione che si è voluta rendere concreta attraverso le diverse ideologie o sub culture che predicano il frazionamento corporativo, sessista, aziendale, familiare, di clan o semplicemente singolo dei diritti.

Non c'è altro motivo per ritenere il debito degli stati così pericoloso per l'economia se non andasse a toccare proprio questa rete di sicurezza "pubblica" della finanza privata da cui le banche traggono i loro pingui bilanci  e se non mettesse in pericolo l'espansione del credito finanziato con i titoli di Stato. E questa non è un'opinione, ma la semplice realtà: il boom economico americano ed europeo del dopoguerra si generò in presenza di debiti che andavano dal 600% del Pil della Germania, al 400% dell'Italia, al 290% della Francia e al 180% degli Usa. Questo, tanto per la cronaca, a fronte di tassazioni che arrivavano da tutte e due le parti dell'Atlantico al 90% sull'aliquota superiore.

Nel 1773 Amschel Rothschild diceva: "Mi si consenta di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi preoccuperò affatto di chi emana le leggi". Ed è questa in effetti la filosofia che sta dietro al modello di Klein Monti e all'europeismo a tutta prova del premier designato e del circolo di trilateristi, uomini di banca, giuslavoristi e tecnici che si affollano al capezzale dell'Italia: che la moneta unica è già tutta la politica possibile per l'Europa perché la finanza e la moneta sono la politica. Certo quando Rothschild diceva quelle cose mancavano ancora 16 anni alla drammatica chiusura della sala della Pallacorda e alla succesiva presa della Bastiglia, la Kritik der reinen Vernunft sarebbe uscita 8 anni dopo, Hegel aveva 3 anni, Marx sarebbe nato 45 anni dopo, era difficile immaginare l'esplosione dei diritti e delle rivoluzioni che non hanno reso la vita facile al capitalismo monetario. Quindi oggi è bene preoccuparsi che le leggi le faccia chi già gestisce la moneta, se non altro quando questa è in pericolo.

E del resto passando da Rothschild a un altro magnate più moderno, quel David Rockfeller fondatore della Trilateral e del gruppo Bilderberg sappiamo che:"Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati." E ancora: "Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la "giusta" crisi globale e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale.
Non riusciremo mai a ringraziare abbastanza Berlusconi e la classe dirigente avida e mediocre di questo Paese per averci concesso l'onore di essere la cavia ufficiale.

4 commenti:

  1. La crisi globale c'è, Berlusconi o non Berlusconi.le banche o la Banca governa il mondo e non i governi nè tantomeno ci possono essere govverni che rappresentino le istanze dei popoli. A questo punto la politica è asservita e la partecipazione democratica attraverso il voto è svuotata di senso, di significato.

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  2. Prescindendo dalla crisi , globale? E'nelle capacità dei governi prevenirla,attenuarla,
    chi non ne ha le capacità professionali ed etico
    morali venga messo da parte ,si detto si fatto .
    Affinchè alla megalomania all'egocentrismo al
    protagonismo venga anteposto il bene del paese.
    ml

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  3. L' Euro quale zona e moneta si trova davanti alla sua scelta spietata per sopravvivere: strangolare milioni di cittadini per riaffermarsi oppure creando e aggiungendo un'altra sua competenza: quella di essere l'unica a decidere sul tesoro di ogni paese membro. Così la schiavitù e la povertà reale di milioni di europei sarà garantita da una dittatura finanziaria senza precedenti nella sua storia. Riaffermando da un lato il suo pugno di ferro sulla liberalizzazione dei mercati e sulle importazioni, decidendo sui bilanci di ogni stato, alla fine avrà ottenuto di portare alla disperazione i popoli europei, cioè i semplici cittadini comuni ( dal disoccupato all'operaio al piccolo imprenditore, dal proletario ai piccoli risparmiatori e all'intera classe media). Già muoiono i piccoli imprenditori e i dipendenti di ditte rovinate dalla importazione di prodotti a costo inferiore tipo quelli cinesi, ora non resta altro che far morire di fame milioni di poveracci che non avranno più garanzie. Peggio del morto regime sovietico, peggio del tanto deprecato mondo comunista. Disperazione e avvilimento per la propria sopravvivenza prendono il posto dell'avvilimento e livellamento del mondo comunista reale, che comunque era più umano del mondo del "capitalismo liberale" che neppure paga uno stipendio e una pensione a tutti come almeno faceva la vecchia URSS. Guardate a cosa ha portato la vittoria del "liberismo" tanto sbandierata dopo il crollo dell'URSS.

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  4. Le Banche con speculazioni sbagliate hanno innescato la recessione
    i Governi Europei e la BCE le premiano.

    Mentre Le Banche negano i finanziamenti alle piccole e medie Aziende
    Vere colonne portanti della nostra economia .
    ( il boom economico del dopo guerra lo si deve a loro)

    Senza prestiti molte aziende rischiano il fallimento
    Aumentando cosi la disoccupazione.

    La priorità per Governo e multinazionali? è abolire l’articolo 18

    Nel frattempo per tirare su il morale si sente parlare solo di licenziamenti.
    i Governi per riattivare l’economia dovrebbero aiutare l’imprese
    in automatico anche le Banche si ricaricherebbero.
    Ma ai nostri giorni viene fatto tutto il contrario l'unica cosa concreta ?
    È Il malaffare dilagante perpetrato da speculatori - Banche – e da chi ricopre cariche istituzionali ( con danni incalcolabili per il Popolo)

    Il Popolo per tutti gli abusi subiti dovrebbe chiedere Giustizia chiamando in causa tutti i parassiti che in 64 anni di repubblica si sono arricchiti rubando al Popolo la punizione dovrebbe essere di esempio e non depenalizzata come avviene oggi permettendo a gli avvocati di menare il can per l’aia sino alla prescrizione del reato.
    Il cavallo di troia di SB?

    Si è Dimesso per orchestrare dal di fuori il tentativo di riguadagnare
    i consensi persi per il suo mal Governo
    Pur avendo perso le elezioni è riuscito a intrufolarsi nel governo (di transizione)
    impegnandosi solo a ripianare i suoi interessi.

    Lasciando la patata bollente in mano a Letta
    Che dovrà ripianare i danni (del suo mal Governo).

    Cosi facendo cerca di prendere due piccioni con una fava.
    Il primo piccione è sparire momentaneamente Cosi gli allocchi dalla testa vuota al suo riapparire si inebrieranno Ancora a le sue baggianate.
    Il secondo piccione ? Potrà dire che i sacrifici che il Popolo ha subito
    E dovrà subire non sono imputabili ne a lui ne al PDL . Vittorio

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