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mercoledì 22 agosto 2012
La Cariddi - Dakar
di Licia Satirico
Un tempo, nella mia terra, i marinai dovevano farsi legare per non cedere ai richiami intriganti delle Sirene. Ora assistiamo a sporadiche epifanie di latitanti, accompagnati dalle sirene della polizia. Un tempo da queste parti passava Ulisse, ma non esistevano ancora i navevelox, i percorsi obbligati e nemmeno le feste patronali.
Faccio ogni giorno la Cariddi-Dakar: chiamo così la strada che dal centro di Messina conduce alla punta del Faro, al margine estremo della Sicilia orientale. Più che una strada è una categoria dello spirito, aspra e surreale: un percorso da brivido che costeggia il mare e ti fa capire che le Sirene non ci sono più, ma i mostri son rimasti.
Si comincia con la cortina del porto, detta anche del porco per via di certe consuetudini notturne dure a morire. Il traffico è convogliato su una trazzera di mulo che sfocia su una roulette semaforica: il verde scatta solo quando un’onda di auto è già pronta ad assalirti alle spalle, ricordandoti la precarietà della vita e la patente a punti. Si prosegue sul viale della Libertà, dove il percorso del tram s’incrocia con una corsia di vetture parcheggiate in seconda fila all’altezza di una nota rosticceria: è l’incantesimo dell’arancino volante, che genera torme di avventori automuniti e affamati.
Poi iniziano le Rotonde, le Ovali e le Ellittiche, con livelli di difficoltà crescente: alcune delle rotatorie della Cariddi-Dakar sembrano fatte apposta per farti schiantare contro un muro, ma solo in prossimità del pronto soccorso più vicino o dei numerosi cimiteri lungo il percorso. La nuova Panoramica dello Stretto è strada da intenditori, posta tra distese di sabbia cementificata e furiose radici di alberi che deformano l’asfalto. Si procede così al centro della carreggiata, tra il brivido dello scontro frontale e il contatto con la natura. Se si guarda a destra si comincia a vedere il mare, ma non è il caso di distrarsi: meglio lasciare l’emozione del panorama ai propri ospiti, sempre che siano dell’umore adatto. Il bello arriva quando finisce il tratto di competenza Anas, perché inizia quello di incompetenza: buio anche nelle notti di plenilunio, curato come lo sterrato di una fazenda, movimentato da ville fantasma e piazzole di sosta per amanti in ristrettezze.
Solo alla fine di questa strada psichedelica comincia a vedersi Cariddi. La riconosci subito, l’ammaliatrice. Ti pare ancora di sentire le Sirene: ma sono quelle della polizia municipale che devia il traffico per processioni religiose, sagre, feste paesane, cozze d’oro e di platino, mitili ignoti e talora ignobili. Suoni tribali si mescolano a cantanti neomelodici in un ibrido multiculturale perverso. La folla si riversa per strada, trafitta da un raggio di sole: ed è subito fiera. Psichedelici ninjia peloritani di età incerta ti lanciano antiche lastime quando li sfiori a passo d’uomo, timorosa di omicidio colposo, kamikaze isolani si sfidano pedalando contromano in bicicletta a fari spenti, improvvisati street dancers si lanciano tumultuosi nell’ultimo tango a Ganzirri.
Poi c’è il parcheggio: creativo, improvvisato, sacrilego, senza o con rissa a seconda che gli abitanti del luogo ti facciano spazio con le buone o con le cattive. La sosta sulla Cariddi-Dakar è come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capita. Quando torni alla macchina e la ritrovi integra, con le ruote gonfie di salute e la carrozzeria lucida, sei preso da ottimismo incontrollabile. È in quel preciso momento che pensi “lo posso rifare”.
Lo rifaccio tutte le sere, perché la Cariddi-Dakar è un atto d’amore: per il mare brillante e profondo, per la nostalgia struggente del passato e per i miei figli d’anima, che crescono all’ombra delle nuove sirene metropolitane.
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Licia Satirico,
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struggente... :-)
RispondiEliminaFormidabile pezzo
RispondiEliminaps oggi, e non solo, Michele Serra, come si dice da voi, "ti ha fatto na basetta".
lino pariro
si, formidabile, ironia, amarezza,umorismo caustico,umanità instancabile.
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