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lunedì 31 ottobre 2011

Folengus impudentem assessorem svergognat

di Alberto Capece Minutolo

I nostri tempi almeno in qualcosa sono generosi: ottusità e idiozie sgorgano come da una polla incontaminata dall'intelligenza, dal gusto, dalla sensibilità. Insomma da quelle terribili fonti di inquinamento del nulla che sono le idee e l'informazione. Così non stupisce che si arrivi a vertici di imbecillità mai prima raggiunti e dimostrazioni di ignoranza che si denuda oscena fra gli applausi. L'assessore al turismo di Mantova si è scagliato persino contro le celebrazioni di Virgilio, il poeta mantovano per eccellenza, arrivando a dire che era meglio onorare Teofilo Folengo perché il poeta dell'Eneide era un traditore:  "se n'è andato a Roma, in Calabria, infine a Napoli, dove è sepolto. Ci ha traditi".

Certo l'assessore Vincenzo Chizzini è un leghista e di conseguenza fa un po' di fatica a superare l'età mentale di 7 o 8 anni, le sue dichiarazioni sarebbero da accogliere con la simpatia che destano certe assurdità bambinesche, se non fosse che per dirle percepisce sui tre mila euro al mese, extra esclusi. Però non è che voglia perdere tempo a parlare di imbecilli perché è anche peggio che smacchiare leopardi. La cosa che mi interessa è che il ripudio di Virgilio, giustamente messo alla berlina da alcuni giornali, ha finito per rivelare una straordinaria abulia della conoscenza.

Onorare Folengo al posto del traditore Virgilio non è soltanto assurdo in sé, ma è anche ridicolo sullo stesso piano grottesco dell'assessore, cosa che tuttavia nessuno ha notato. Folengo infatti, lasciò Mantova nell'adolescenza senza mai farvi un ritorno stabile; per qualche anno tentò composizioni poetiche di imitazione virgiliana, senza ottenere alcun successo. Poi, spogliatosi dell'abito da monaco benedettino per Girolama Dieda, una donna piena di intraprendenza, cominciò a girare dappertutto, guadagnandosi la vita grazie alla sua capacità di improvvisatore in versi. E in questo suo mestiere di poeta da osteria, mise a frutto le impressioni e le suggestioni del'ambiente padovano e bolognese dove già c'era qualche esempio di stile "macaronico". Non avendo avuto successo nell'imitazione di Virgilio si mise a deformarlo versificando in un latino tutto intriso di italiano e in un italiano tutto tessuto sul latino. Nacquero così le Maccheronee diverse composizioni stampate sotto il nome di Merlin Coccaio o Limerno Pitocco. Il poema più noto di questa serie è il Baldus che narra le avventure e le disavventure del paladino Rinaldo, che singolarmente non ha parte nei cicli carolingi, ma è una figura che ha ispirato molto gli italiani dall'Ariosto al Tasso, forse per la sua farragine emotiva.

Comunque Folengo fu un uomo per così dire itinerante, una specie di zingaro  che trovò una relativa pace solo per un breve periodo a Venezia come precettore dei figli di Camillo Orsini, ma soprattutto in Sicilia dove si fermò per un buon numero di anni, finalmente rasserenato dalla benevolenza del vicerè e tranquillo dentro un monastero. Solo nel 1544 tornò la nord, vicino Bassano del Grappa dove morì lo stesso anno..
Dunque anche Folengo fu un traditore come Virgilio, come Virgilio scrisse prevalentemente in latino anche se nelle sue opere più famose lo mischiò ai vari volgari del nord. E come Virgilio visse pochissimo tempo a Mantova passando il tempo migliore della sua vita nel profondo sud.

Certo questo non può saperlo l'assessore Chizzini che - sono disposto a scommetterci qualunque cosa -  non è in grado di intendere una sola riga di Folengo. Però magari qualcun altro poteva accorgersi del fatto che anche l'autore delle Maccheronee era un traditore come Virgilio. Chissà forse Mantova non è una città per poeti, ma per assessori ignoranti come capre da qualche millennio. Ma ormai di fronte alle fesserie che sussurrano come vento tra le canne c'è quasi una rassegnazione, un atteggiamento passivo, una sorta di inquieta resa alla castroneria che non riesce nemmeno ad accendere la curiosità..

Per cui non mi rimane che dedicare all'assessore al turismo e all'intera giunta alcuni versi di Folengo, che nonostante tutto forse saranno in grado di intendere:


In lombardorum tandem venere pianum:
passant Milanum, Parmam, camposque resanos,
et cortesam urbem, quae Mantua dicitur, intrant,
Mantua mantois quondam fabricata diablis.
Tunc ea languebat sub iniquo pressa tyranno,
nomine Gaioffo poltrona e gente cagato.

2 commenti:

  1. questo post avrebbe divertito molto Zanzotto che odiava i leghisti quanto amava Folengo anche in forma di Merlin Cocai

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